Per raccontare di Essaouira, antica cittadina appoggiata sulla costa atlantica del Marocco, basterebbero forse delle fotografie. In questo Nord Africa la luce è quasi accecante, e l’effetto si moltiplica sui muri bianco calce delle case, strette le une alle altre dentro le mura ocra della Medina. La città è circondata dall’Oceano, che ritorna come un promemoria sugli infissi delle abitazioni, nelle porte, nelle finestre, nelle sedie di legno, spesso colorate nelle tonalità del blu, dal colore profondo del mare al celeste pallido.
Ecco, sarebbero forse sufficienti i colori a spiegare non solo questa città, ma l’intero Marocco, e a far comprendere perché molti dei viaggiatori che passano di qui sentano poi il desiderio di restarvi, di comprarvi casa, di tornare appena possibile.
Essaouira è pienamente marocchina, pur essendo diversissima da Marrakech, che marocchina lo è altrettanto ma in una forma diversa. Trovandosi su importanti rotte commerciali fu dominata nei secoli da molte potenze, dai romani ai portoghesi, e ha ospitato una fiorente comunità ebraica. E’ quindi per natura una città cosmopolita, e questa multiculturalità è evidente perfino nella sua pianta, di stampo europeo. Nel ‘700 il Sultano del Marocco decise che l’antica Mogador doveva risorgere come città portuale, e per farlo chiamò un architetto francese, Théodore Cornut, al quale si deve l’aspetto regolare e piacevole delle vie e delle piazzette di Essaouira.
Nei vicoli bianchi della Medina, che per altro è patrimonio dell’Unesco, la vita scorre simile a secoli fa. I bambini si rincorrono e guardano a noi stranieri con simpatico interesse, gli uomini chiacchierano all’ombra vestiti e incappucciati con la tradizionale tunica, i negozianti vendono spezie, erbe, olio di argan, manufatti di legno e paglia. Entriamo in un vicolo per errore e ci ritroviamo davanti una scena che vale il viaggio: due uomini mescolano qualcosa dentro ad un pozzo che appare bollente, il mestolo solleva di tanto in tanto il contenuto colorato del calderone e in aria si liberano vapori da girone infernale. Ci avviciniamo per chiedere che cosa stiano facendo, e loro gentilissimi ci spiegano che sono tintori, e stanno colorando grossi mazzi di rafia e blocchi di lana, che poi mettono ad asciugare tutt’intorno. Ci permettono di fotografarli al lavoro e si lasciano girare intorno con una gentilezza che a Marrakech, da dove veniamo, non è purtroppo così frequente. È così che Essauira ci conquista definitivamente, con la gentilezza e l’apertura dei suoi abitanti, tanto diversi dai venditori smaliziati di Marrakech cui ormai avevamo fatto l’abitudine.
Dove mangiare
Appena fuori dalle mura, nell’animato porticciolo, si tiene un mercato giornaliero del pesce, dove tra l’altro è possibile mangiare facendosi cuocere sulla griglia quello che i pescatori hanno appena portato a casa. In alternativa, nella Medina pullulano ristorantini e locali, ecco i nostri preferiti:
- Ginger Cafe (8, Rue Ibn Rochd): bar molto grazioso dove bere un succo fresco o mangiare qualcosa
- Triskala Cafe (Rue Touahen): bel ristorantino attento all’ecologia
- Chez Mermoz (5 Place Chrib Attay) per mangiare cibo tradizionale affacciati su una bella piazzetta
Come arrivare a Essaouira
Direttamente dall’Italia, in aereo, oppure in bus da tutte le città del Marocco. Da Marrakech (link all’articolo) è possibile anche organizzare una gita a Essaouira in giornata e rientrare per le 20 circa, ma secondo noi la città meriterebbe almeno un pernottamento.











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Che bellissime fotografie!
Grazie mille!! 🙂