Quando e dove fare il visto per Cuba? La polizza sanitaria è davvero obbligatoria? Quali compagnie assicurative sono accettate dal governo cubano? A Cuba sono accettati bancomat e carte di credito? Dove preleverò denaro? Come funziona la doppia moneta? Avrò problemi a reperire farmaci o altri beni?
Non c’è nulla da fare: Cuba è un paese incredibile, dalla natura lussureggiante, storicamente affascinante, sicuro e facile da vivere per qualunque genere di persona, ma anche il viaggiatore più esperto che la scelga come meta può ritrovarsi con una discreta serie di dubbi e domande di non immediata risoluzione. Tra quelli più comuni c’è senz’altro dove convenga procurarsi il visto per l’ingresso turistico, quanto tempo richiede, quale polizza sanitaria stipulare, e come affrontare una serie di piccole ma non innocue problematiche pratiche che Cuba si porta dietro, per esempio riguardo al denaro da portare con sé in viaggio.
Prima della partenza
Partiamo dalla cosa più importante: il visto turistico, obbligatorio per l’ingresso nel paese, si può richiedere recandosi direttamente presso l’Ambasciata cubana a Roma o presso il Consolato cubano di Milano. Ovviamente se non siete di Roma o Milano la cosa non vi sembrerà particolarmente allettante, e almeno che non abbiate necessità del visto in giornata (in queste due sedi viene infatti rilasciato immediatamente) il consiglio è quello di recarsi presso un’agenzia di viaggio onesta, che sia disposta a procurarvi il visto senza avervi venduto l’intero pacchetto viaggio. Il costo del visto, chiamato normalmente tarjeta de turista, è di 25 euro, a cui vanno aggiunte le spese praticate dall’agenzia, e nel nostro caso si trattava di appena 5 euro a visto, una cifra veramente bassa. Per ottenerlo dovete consegnare all’agenzia di viaggio il vostro passaporto che abbia una durata residua di almeno sei mesi, e nel giro di massimo una settimana il visto sarà nelle vostre mani. La permanenza massima a Cuba con la tarjeta de turista è di 30 giorni, prolungabili senza difficoltà di altri 30 giorni, recandosi agli uffici immigrazione delle grandi città cubane, una volta sul posto.
Il secondo problema da affrontare prima della partenza è quello della polizza sanitaria. Da qualche anno Cuba richiede ai turisti che entrano nel paese una copertura delle spese mediche stipulata presso una compagnia assicurativa riconosciuta dal governo cubano, o la stipula della stessa all’arrivo all’aeroporto con la compagnia assicurativa di stato Asistur.
La misura si è resa necessaria in quanto la generosa politica sanitaria del governo cubano veniva sfruttata dai turisti, i quali approfittavano della buona qualità delle cure prestate presso gli ospedali dell’isola per curarsi a costo zero. Sebbene sia appunto possibile stipulare la polizza in aeroporto al momento dell’arrivo al costo di circa 2,30 euro per giorno di permanenza, sappiate che dopo 10 ore di volo e la fila all’ufficio immigrazione non avrete alcuna voglia di fermarvi a stipulare polizze. Noi abbiamo preferito partire con la polizza già tra le mani, e l’abbiamo stipulata presso la stessa agenzia di viaggio che ci ha procurato i visti. La compagnia assicurativa era la Europ Assistance, ed è costata più o meno 25 euro. Su quali siano le assicurazioni italiane riconosciute dal governo cubano c’è un grande punto interrogativo. Abbiamo provato a contattare l’Ambasciata di Roma ma una gentile signora dell’ufficio informazioni ci ha detto che non esisterebbe alcun elenco preciso, per cui il consiglio è di affidarvi ad una grande compagnia, o di stipulare una delle polizze offerte dalle compagnie aeree. Per esempio Air France è convenzionata con Mondial Assistance, e può procurare contestualmente al volo una polizza multirischi al costo di circa 50 euro, valida come copertura sanitaria per l’ingresso a Cuba.
Dopo questa lunga spiegazione, va detto che a noi all’arrivo nel paese nessuno ha chiesto di fornire prova della stipula della polizza, ma abbiamo intravisto gli impiegati della Asistur a disposizione di chi volesse farla in loco.
Arrivati a Cuba
Fatti visto e polizza si può partire tranquilli, ma c’è un’ultima cosa nient’affatto scontata che un viaggiatore occidentale dovrebbe tenere a mente: Cuba non è un paese capitalista. Bella novità direte voi! Ma prima di arrivare a Cuba non avrete alcuna idea di cosa questo comporti, in pratica, nella vita quotidiana del viaggiatore, abituato a poter avere tutto sempre e comunque in qualsiasi momento.
L’effetto più evidente è che a Cuba praticamente non esistono sportelli automatici per il prelievo di contante, ad esclusione di alcuni sportelli presenti nelle banche dell’Avana e delle città più grandi. I prelievi di denaro possono essere effettuati presso gli sportelli della Banca nazionale fornendo la carta di credito e facendosi di fatto anticipare denaro. Le carde di credito emesse da istituti americani, come American Express e Diners Club, non sono accettate, e in alcuni posti si può avere qualche problema anche con carte di credito Mastercard e soprattutto con le carte bancomat. Gli orari delle banche (che ricordiamo sono pochissime) sono piuttosto ristretti, e non è per nulla impossibile ritrovarsi totalmente senza denaro per un giorno o due, soprattutto se state girando nell’entroterra. Per questo è molto, molto consigliabile, partire per Cuba con una discreta scorta di soldi contanti in euro, che in caso di difficoltà potrete facilmente cambiare in pesos in qualsiasi cadeca, ovvero gli uffici di cambio presenti ovunque. Se vi trovate proprio nella melma, cioè con appena un peso in tasca come è successo a noi, l’unica soluzione è recarsi presso un qualche hotel di lusso per turisti danarosi al cui interno è spesso possibile farsi anticipare denaro con il solito sistema della carta di credito.
Oltre a non essere un paese capitalista, va ricordata un’altra banalità da non dimenticare: Cuba è un paese sotto embargo da oltre trent’anni. El Bloqueo, cioè il tentativo degli Stati Uniti di isolare commercialmente, economicamente e finanziariamente Cuba dal resto del mondo, comporta la difficoltà nel Paese a trovare molti beni di uso comune, nonché la scarsità di medicine e la nascita di un ampio e organizzatissimo mercato nero alternativo al commercio legale. Quindi portate con voi tutto quello di cui avete assolutamente bisogno, perché Cuba non è il posto adatto in cui andare alla ricerca di medicine particolari, lenti a contatto, o altre amenità.
L’isola vive di fatto una doppia economia, fatta da due monete diverse, il peso nacional ad uso della popolazione e il peso convertible, teoricamente ad uso turistico. Quando prelevate denaro o mangiate qualcosa in un ristorante statale vi verrà dato il resto in CUC, cioè il peso convertible, a meno che ovviamente non cerchino di truffarvi rifilandovi dei pesos locali, che a parità di banconota non valgono nulla. In compenso con il peso nacional potrete pagare tutti quei servizi base di cui dispone anche la popolazione cubana, cioè eventualmente il treno (auguri!), i taxi collettivi, i cliclo taxi, e le mitiche peso-pizze, cioè la merenda nazionale: pizzette vendute per strada cucinate dentro a micro fornetti, il cui costo si aggira sui 10 pesos cubani, quasi nulla.
Per i trasporti interni il turista non troppo risparmioso troverà facile girare il paese con i bus Viazul, comodissimi e abbastanza rapidi. I treni, che generalmente sono il nostro mezzo di trasporto preferito, sono purtroppo quasi inutilizzabili perchè coprono malamente il territorio e partono un po’ a random, magari un giorno sì e uno no. Avendo tempo da perdere si può tentare la fortuna, ma purtroppo per chi deve cercare di vedere più cose possibili in pochi giorni non è affatto l’ideale.
Trovare dove dormire a Cuba è la cosa più semplice del mondo, e qui non servono grandi consigli. Moltissimi cittadini hanno trasformato le proprie case in casas particulares, cioè case private che hanno il permesso di affittare alcune stanze ai viaggiatori, generalmente al prezzo di 20-25 CUC a notte (circa 15-20 euro). Queste case oltre ad essere spesso molto affascinanti, offrono la possibilità di vivere la vera vita locale, parlare con i cubani, e mangiare il loro cibo. Nelle case, quasi sempre gestite da donne, e in parte minore da mariti e figli, si può infatti anche cenare spendendo da 5 a 10 euro. I padroni di casa sono spesso un po’ insistenti a riguardo, visto che per loro è una notevole fonte di guadagno su cui non pagano le tasse, ma anche se d’istinto potrebbe venirvi da rifiutare, per esperienza vi consigliamo di accettare e mangiare nelle case: in giro difficilmente troverete cucina così buona e amorevole, a prezzi così onesti.
Per esperienza diretta rimane un solo ultimo problema da affrontare: le comunicazioni con casa. Al nostro arrivo all’Avana era in atto una sorta di blackout delle comunicazioni, e il cellulare è rimasto bellamente inattivo e senza rete per tre interi giorni, fino a che non abbiamo lasciato la capitale e ci siamo spostati a Trinidad. Siccome pare che la cosa succeda abbastanza di frequente, sappiate che l’unica soluzione è acquistare una carta telefonica e utilizzare i telefoni pubblici, diffusissimi e quasi sempre occupati da qualcuno. In alternativa potrete comprare una tessera per il traffico internet alla “modica” cifra di 8 CUC all’ora (cioè 8 dollari circa) e armarvi di santa pazienza da un lentissimo computer di qualche hotel di lusso.
Da questo punto di vista un viaggio sull’Isola è la cosa più disintossicante dai nostri ritmi e dalle nostre frenesie che si possa immaginare, e stare per un po’ quasi isolati non è così spiacevole.
Altre difficoltà non ne abbiamo riscontrate, e la nostra vacanza cubana è stata semplicemente favolosa, senza bisogno di appoggiarsi ad alcun tour operator o altre sciocchezze. Cuba è uno dei posti più rassicuranti che io abbia mai visto, e in generale nessuno vi darà fastidio a parte qualche procacciatore di affari un po’ insistente come ve ne sono in qualsiasi luogo, ma niente di particolarmente fastidioso. Il fatto di girare con lo zaino, di dormire nelle casas particulares, senza sfoggio di denaro e parlando con la gente normale, ci ha fatti sentire totalmente a nostro agio, e ci ha fatti innamorare di questo paese incredibile che merita il meglio.
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